Bolognese, 81 anni, Mara Maionchi – produttrice musicale e storico giudice della trasmissione X Factor – nel 2015 ha scoperto, «per caso», di avere un tumore al seno.
«È successo durante una normale vista di controllo», racconta, ringraziando la fortuna («la notte prima della diagnosi ebbi un presentimento»), la scienza (la premura di una radiologa, in particolare) e la sua disciplina («faccio un controllo una volta all’anno, da sempre»). Dopo aver superato con successo l’intervento, e recuperata la salute, Maionchi è diventata una delle più attive sostenitrici della prevenzione, di cui si è fatta portavoce nel programma di Rai2 Nudi per la vita, adesso in replica su RaiPlay.
Come ha scoperto di avere un tumore?
«Il mio tumore l’hanno trovato per caso, perché ho fatto la visita di routine. È sgradevole? Fa paura? Certo, se non vuoi sapere nulla del tuo corpo, ogni visita diventa uno choc. Anche un controllo alle tonsille. Ma la prevenzione qui è fondamentale: una mammografia una volta l’anno va fatta sempre. A ogni età. Bisogna giocare d’anticipo, è il trucco».
Non basta l’auto-controllo manuale?
«Certamente l’autopalpazione è utile, ma solo la mammografia è risolutiva. E oggi è semplice e pratico farla, una visita all’anno, possibilmente nello stesso periodo, e magari con un medico di riferimento. Il costo? Un falso problema. Con la mutua ha un prezzo accettabile. Si può fare anche nei consultori e durante i mesi della prevenzione. Basta informarsi».
Lei chi deve ringraziare per l’intuizione?
«Una radiologa. A un certo punto mi ha detto: qui c’è qualcosa che non va. Io là per là non avevo capito niente, facevo la mammografia tutti gli anni e non avevo mai avuto problemi. E meno male che abbiamo approfondito».
Cosa succede quando si riceve una notizia del genere?
«Quando ti dicono che hai un tumore ti arriva una botta fortissima. Il tempo per riprendersi da quel primo choc è di tre, quattro giorni. Subito dopo devi pensare a come agire e reagire. Dopo, paradossalmente, diventa tutto più semplice. E dopo l’intervento sei rassicurato: in un senso o nell’altro».
Con “Nudi per la vita” ha portato la prevenzione in tv: perché?
«Perché ho pensato che potesse essere utile a qualcuno. Con i tumori è così, appena ne parli scopri che tante altre persone hanno vissuto la stessa esperienza. Fa bene condividere, fa benissimo fare informazione. Noi donne parliamo di tumore al seno, ma anche gli uomini dovrebbero cominciare a parlare di più di tumore alla prostata».
Il pubblico come ha reagito?
«Molto bene, a giudicare dai messaggi che ho ricevuto. Se solo avessi invogliato una sola persona, con la trasmissione, a fare una visita di controllo, ne sarei felice. Non c’è niente di male nel dire di aver avuto un tumore: non hai fatto nulla di sbagliato. Semmai, è a te che è stato inflitto un torto».
È uno stigma sul lavoro?
«Per quanto mi riguarda non lo è stato. Semmai il problema è mio, non degli altri: mi disturba la consapevolezza di averlo avuto. Ma poi mi rincuoro: sono tornata».
E per gli altri? Come si comporta la società con chi ha avuto un tumore?
«Io con gli altri non ho mai avuto problemi. Magari mi chiedevano un po’ più spesso come stavo, ma gentilmente. Non mi sono sentita scartata dalla società. Anche perché in quel caso mi sarei incazzata come una bestia: ecco, incazzatevi se vi succede. Il cancro non è una colpa, è una malattia».
La sua famiglia come l’ha presa?
«Mio marito e la mia famiglia non l’hanno vissuto in modo eccessivamente drammatico. Avevo linfonodi sani, ho fatto in tempo l’operazione: il tumore non l’ho tenuto troppo addosso. E infatti sono qui. A fare i controlli ogni anno, come tutti».
Il cancro è una battaglia? Chi lo combatte è un guerriero?
«Queste metafore non mi hanno mai convinta. I guerrieri li immagino un po’ più aggressivi. Le assicuro che quando ti dicono che ti devi operare non pensi certo ad essere aggressivo: ti viene una strizza…».
E lei come l’ha gestita?
«Ho cercato di sdrammatizzare. Mi sono concentrata sul fatto che una malattia, presa ai primi sintomi, è possibile guarirla. In sala operatoria (durate l’intervento di ricostruzione mammaria, ndr) ho chiesto al medico: “Già che siamo qui, possiamo fare una sesta? Non ho mai avuto un gran seno, mi piacerebbe”. Purtroppo ha detto di no».
E oggi come sta?
«Bene. Ho fatto un esame di recente, andiamo avanti. Ma sa, a 81 anni ci si preoccupa di altro. Io per esempio ogni tanto non mi ricordo i nomi, mi terrorizzo e chiamo il neurologo: altro che tumore, quello che mi spaventa è l’Alzheimer. Puoi essere un guerriero a trent’anni, ma a ottanta, mi creda: sei un gattino».
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