Se tutti avessero un oceano/in giro per gli Usa/tutti farebbero surf/come in California». L’idea di spostarsi sull’acqua utilizzando una tavola, invece di una canoa o di una barca, è arrivata in Italia mezzo secolo fa con “Surfin Usa” e altre canzoni dei Beach Boys. Era un’immagine fatta di musica, di camicie a fiori, di corpi abbronzati e atletici, e di onde tumultuose dell’Oceano. Sui mari di casa nostra, dal Tirreno fino all’Adriatico e allo Jonio, le onde sono più modeste che in California. Ma oggi, anche in Italia, decine di migliaia di appassionati si lanciano sull’acqua utilizzando tavole di vario tipo. Ogni estate molti neofiti si avvicinano a queste attività. «In Italia c’è voglia di natura e di sport, e il lockdown l’ha fatta crescere ancora» spiega Giuseppe Spinelli, presidente della Federazione Italiana Canoa Turistica, alla quale aderiscono anche i praticanti del sup (“stand up paddle”, cioè “pagaia in piedi”), lo sport nautico che si diffonde più rapidamente. Per tutti questi sport, dal “facile” Sup all’acrobatico kitesurf, imparare da istruttori qualificati è fondamentale per evitare (o ridurre) i problemi fisici e gli incidenti.
«Dedicarsi allo sport invece di stare fermi in spiaggia è una buona idea per la salute. Certo, per avvicinarsi agli sport della tavola, come per gli altri sport d’acqua, bisogna sapersi reggere a galla, avere una buona acquaticità. Altrimenti non ci si diverte e si rischia» aggiunge Lucio Tartaglini, medico di Ostia, appassionato sportivo e padre di Flavia, campionessa di windsurf.
Il clima e le condizioni del mare fanno sì che il surf da onda, quello della California e dell’Australia, in Italia sia ancora uno sport di nicchia. Ma i suoi praticanti aumentano ovunque. Sul Tirreno gli “spot” più noti sono Santa Marinella nel Lazio, e il golfo di Baratti in Toscana. Sull’Adriatico, dove bora e scirocco possono alzare delle onde sorprendenti, si può surfare quasi ovunque, dal Friuli e dal Veneto fino al Conero e al Gargano, e perfino davanti alla spiaggia di Riccione. Il surfista per gran parte del tempo resta sdraiato sulla tavola remando con le braccia, solo di rado si alza in piedi, e quando cade rischia di restare sott’acqua per un po’. Per questo, per praticarlo in sicurezza, è necessario allenarsi nel nuoto e nell’apnea. Per migliorare l’equilibrio, le scuole di surf degli Stati Uniti consigliano di praticare lo yoga. Le scuole italiane autorizzate si trovano su www.surfingfisw.com, il sito del settore surf della Fisw, una federazione aderente al Coni. Si pratica su tutti i mari e i laghi italiani il windsurf, uno sport completo, che richiede un buon apprendimento e che è entrato nel programma olimpico già ai Giochi di Los Angeles del 1984. Scuole e istruttori di windsurf si trovano in tutte le località balneari italiane, in alternativa si possono consultare i siti www.aicw.it (dell’Associazione Italiana Classi Windsurf) e www.ifcaclass.com. Anche la Lega Navale, www.leganavale.it promuove questa specialità.
«Il windsurf è uno sport impegnativo per il fisico e soprattutto per la schiena, che in caso di vento forte viene sollecitata in maniera importante. L’uso corretto del trapezio serve a ridurre il problema. Imparare bene la tecnica è essenziale per non sottoporre il fisico a uno sforzo eccessivo», spiega Tartaglini. Dagli anni Novanta, su tutte le coste italiane, si è diffuso anche il kitesurf. A trainare la tavola e il suo passeggero non è una vela ma un aquilone (kite in inglese), dalla forma simile a un parapendio. Anche le scuole di questa specialità si moltiplicano sui mari e sui laghi italiani, club e corsi si trovano su www.associazionekitesurfitaliana.it. Come il windsurf, il kite è uno sport tranquillo quando soffia una brezza leggera, ma può diventare impegnativo con vento forte. La componente acrobatica lo rende più adatto ai giovani del windsurf, e gli addominali e i muscoli delle braccia e delle spalle lavorano quasi sempre di più. Chi compie acrobazie, se cade male, può rischiare un infortunio. «Anche se molti non lo fanno, per legge, chi conduce qualunque natante, inclusi kitesurf, windsurf e sup, ha l’obbligo di indossare un salvagente» ricorda il dottor Tartaglini. Il Sup è uno sport semplice ma rivoluzionario, e che sta conoscendo un vero boom. Si sta in piedi su una tavola lunga dai tre ai quattro metri, che si spinge sull’acqua del mare o di un lago con una lunga pagaia. Qualcuno lo usa per il campeggio nautico itinerante. A ideare il sup è stato Duke Kahanamoku, un campione di nuoto e surf polinesiano noto come “The Big Kahuna”, per allenarsi nelle giornate senza onde. È uno sport in cui la dote fondamentale è l’equilibrio, e che consente di allenare i muscoli delle gambe, dei glutei, dell’addome e delle braccia.
«Il sup è uno sport bello e facile, che può essere praticato anche dai bambini delle scuole elementari, con la supervisione di un istruttore. Oggi si usano spesso le tavole gonfiabili, che sono più comode da trasportare e più facili da usare» spiega Spinelli, che da presidente della Federazione Italiana Canoa Turistica conosce bene la disciplina. L’ultima novità che si sta diffondendo sulle acque italiane è il River Sup, l’utilizzo di questo tipo di tavole sui fiumi. È uno sport che si è sviluppato su corsi d’acqua francesi come la Durance e l’Ardèche, e che da noi si pratica sul Tevere e sull’Aniene nel Lazio, ma anche sul Sile e sul tratto veneto dell’Adige. Sui fiumi il Sup costringe a un equilibrio più precario che non sul mare calmo o su un lago. Non si possono affrontare vere e proprie rapide, ma solo acque più facili di quelle accessibili in canoa o con un gommone da rafting. Il rischio di cadere rimane, e se si urtano delle pietre ci si può far male. L’utilizzo di casco, salvagente e protezioni contro gli urti è essenziale.
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