L'attrice Federica Cifola: «Altro che salame, quella fitta è lo stress da provini e da gare di nuoto delle figlie»

Quando sta per arrivare, lo sento da lontano… è come uno spillo al centro dello stomaco, e può arrivare in qualunque momento: al supermercato, al parco, a cena con gli amici. Diciamo che quando arriva al parco, è un ottimo motivo per dire alle figlie «ragazze, mamma non si sente tanto bene, dobbiamo tornare a casa», in tal caso sono giustificata ad interrompere la conversazione che stavo intrattenendo mio malgrado con la mamma più antipatica del quartiere. Il doloretto alle volte è in grado di farti anche un “favoretto”… è proprio una fitta al centro dello stomaco che procura un notevole fastidio. Ogni volta che mi assale, comincio a pensare a tutto quello che ho mangiato la sera prima, redarguendomi da sola: «Federica bella, non hai più l’età per mangiare i peperoni la sera… potevi anche rinunciare a quella fettina di salame in più… perché non hai contato fino a tre prima di chiedere un altro spritz sull’onda dell’entusiasmo dell’aperitivo tra amiche, evento ormai più raro di un’eclissi di sole visibile dall’Antartide».

E mentre continuo a redarguirmi, il doloretto è sempre lì, a ricordarmi che non ho più venti anni… poi improvvisamente realizzo che la settimana prima ho avuto un provino per un film importante e la gara di nuoto delle mie figlie… ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima? È il solito e stramaledetto stress! Ogni volta ci casco e faccio l’elenco di tutti i cibi assunti nei giorni precedenti, non pensando che lo stress vale più di tutti i peperoni ingurgitati nella vita! Certo, perché nonostante io abbia 30 anni di carriera alle spalle (sempre per sottolineare il fatto che non ho più venti anni), i provini mi provocano sempre una certa agitazione, e per quanto riguarda le gare di nuoto delle figlie «che te lo dico a fa’» come diciamo a Roma. Non dobbiamo mai sottovalutare lo stress, bisogna sempre tenerlo sotto controllo e gestirlo, per evitare che si trasformi in sintomi fastidiosi. Il miglior modo è parlare e sfogarsi, in modo che quel doloretto, quello spillo al centro dello stomaco, venga stroncato sul nascere. Mai far finta di niente, ma dare sempre il giusto peso agli eventi che ci accadono.

Si, lo so, Freud me spiccia casa… ma quello spillo al centro dello stomaco è la rabbia inconscia per non aver manifestato a dovere la mia ansia. «All’oppressione, allo sfruttamento, alla violenza ognuno reagisce come può. C’è chi soffre, chi si dispera, chi si ribella, a me è venuta la colite» cantava il mitico Gaber nella Marcia dei colitici. E allora disperiamoci! Sfoghiamoci! Io quando posso e soprattutto me lo ricordo, cerco di farlo… il mio compagno ne sa qualcosa, visto che è la prima vittima dei miei sfoghi, valido sostituto dell’ignobile spillo, tant’è che spesso mi dice: «ma proprio con me ti devi sfogare sempre?» Ma, niente niente… era meglio il doloretto?

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