Può un “doloretto” essere condiviso? Il doloretto, quello che ti accompagna zitto zitto fino alla fitta decisiva, in genere è qualcosa di molto personale.
Io, però, devo dire che il mio doloretto è un doloretto di coppia. Voglio farvi capire come funzionano le cose dentro casa mia: io e mia moglie Annamaria siamo sposati da una vita, 43 anni, dal quel 1979 in cui nacque il nostro primo figlio, Toni, che fa il regista (l’altro, Vincenzo, è un giornalista sportivo e mi ha pure intervistato una volta… Che emozione e che risate). Comunque io e Annamaria eravamo due ragazzini. E allora devo dire che da sempre chi gestisce la mia salute, chi combatte con il mio istinto di sottrarmi alle cure, più o meno serie, è proprio lei. Io, da un po’ soffro di tallonite: mi si risveglia il tallone di Nino, che non oso paragonare per effetti a quello di Achille. Per uno come me che ama il calcio, visceralmente, si potrebbe dire che è un disturbo figlio di partite e partitelle. Nonostante l’inno del Napoli, cantato con Maradona, che ancora oggi risuona nello stadio che porta il suo nome; nonostante la gloria del film come “Ragazzo della curva B”, il doloretto in questione è forse più figlio degli anni – tanti – in cui ero quello di “un jeans e una maglietta”. Gli anni in cui sono diventato, ufficialmente, il terzo caschetto biondo del mondo dello spettacolo italiano. Prima Raffaella Carrà, per fama e tutto il resto; poi la grande Caterina Caselli degli esordi e alla fine io. Ecco quel personaggio di ragazzino cantante imponeva il rispetto di regole che per la salute – ora – non riesco a osservare se non seguendo i diktat di mia moglie. All’epoca – e forse così ho evitato la cervicale – i capelli schiariti imponevano una frequenza dal parrucchiere quasi quotidiana: niente asciugature al sole… Ecco, però, se ti metti ‘nu jeans e ‘na maglietta per anni allora devi abbinare le scarpe da ginnastica basse. Forse la tallonite è nata lì, in quegli anni ruggenti in cui il mondo per me era una centrifuga e in cui non stavo a immaginarmi questa tallonite. Di certo c’è che le conseguenze, nel mio caso poche, sono comunque affidate all’unica persona che riesca a portarmi (a fatica) al cospetto dei dottori. Annamaria gestisce la pillola per la pressione, da un bel po’: anche lì, ci conosciamo così bene, che pure gli sbalzi di pressione riesce a controllare prima dello sfigmomanometro. Quindi alla domanda iniziale io posso rispondere univocamente: sì, il doloretto può essere vissuto in condivisione, esiste il doloretto di coppia. Diciamo che siamo in regime di condivisione, di molti beni e di qualche malanno.
*Attore e cantante