Sempre più minorenni cambiano sesso: nell’anno della pandemia aumentano i casi di disforia di genere o incongruenza di genere, il malessere di chi non si riconosce nel sesso della nascita. L’ospedale San Camillo di Roma ha registrato nei primi 3 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2020 un aumento del 150% di ragazzini con questa ipotetica diagnosi. Si moltiplicano così anche gli interventi per cambiare sesso. Fino al 2015 era obbligatorio sottoporsi a un intervento per cambiare di dati anagrafici sulla carta di identità, mentre ora non è più necessario. La disforia di genere era catalogata fra i disturbi mentali, ma l’Oms nel 2018 l’ha riconosciuta come condizione sessuale, non come disturbo psichico. Ai minori può essere somministrata la triptorelina, farmaco per bloccare la pubertà. Di solito, questo è il primo passo che porta i giovani alla somministrazione di ormoni e poi all’intervento che ha effetti irreversibili. Secondo il monitoraggio della Società italiana chirurgia plastica ricostruttiva rigenerativa ed estetica, nell’anno prima della pandemia 120 persone si erano sottoposte a interventi di cambio di sesso. Il 60% dei pazienti chiede di diventare donna, il restante 40% uomo.
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