Le alte temperature scatenano incendi il cui fumo è drammaticamente tossico: contiene particelle di tutto ciò che il fuoco ha bruciato.
Dagli pneumatici alle sostanze chimiche. L’aria inquinata, che sia da incendi o da rilascio di polveri sottili, è in grado di provocare ictus e attacchi cardiaci. L’inquinamento atmosferico, esacerbato dai cambiamenti climatici, aumenta il rischio di malattie respiratorie, incidenti cardiovascolari, diabete e cancro. La causa: la presenza nell’aria di gas, metalli pesanti, particelle e polveri, principalmente derivati da combustibili fossili, che possono penetrare la barriera polmonare ed entrare nel flusso sanguigno. Se si resta esposti al calore estremo per troppo tempo (pensiamo ai 45-50 gradi dell’estate scorsa) e non si riesce a rilasciarlo adeguatamente, lo stress può scatenare problemi a cascata in tutto l’organismo. Il cuore, per esempio, è costretto a lavorare di più per pompare il sangue mentre la sudorazione priva il nostro corpo dei sali minerali necessari per stare in forze. Nel 2022, le persone sulla Terra sono state esposte a una media di 86 giorni di temperature potenzialmente letali. Il numero degli over 65 che muoiono per cause legate al caldo è aumentato dell’85% tra il 1991-2000 e il 2013-2022, secondo un rapporto pubblicato dalla rivista scientifica The Lancet. Conseguenza naturale del riscaldamento è l’invasione di zanzare e zecche. Animali vettori di virus e nuove malattie. L’Italia, per la sua posizione a ponte tra Nordafrica ed Europa, è particolarmente interessata a queste modifiche legate all’ambiente. Si registra, di conseguenza, anche un aumento del rischio di diffusione di virus trasmessi dalle zanzare e di malattie che un tempo erano tipiche delle zone umide. Un esempio è la West Nile Fever (malattia virale potenzialmente neuroinvasiva e grave), che nel 2023 ha registrato un incremento di casi. Cinque le regioni più colpite: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Sicilia e Sardegna. Altre malattie trasmesse da questo tipo di vettori sono la Chikungunya (caratterizzata da febbre e dolori articolari debilitanti) e la Dengue. Nuove malattie, inoltre, possono arrivare a noi anche dal freddo: da batteri e virus congelati nei ghiacciai e nel permafrost (lo strato di terreno permanentemente gelato) che si stanno sciogliendo. Clima impazzito e smog possono danneggiare anche la vista. E non si tratta solo di comuni irritazioni oculari. Alcuni studi recenti hanno, infatti, messo in luce l’associazione tra aumento delle temperature e incremento del rischio di avere gravi problemi come la degenerazione maculare. Se ne è discusso a Roma, come nuova emergenza, durante il congresso internazionale Floretina ICOOR. «La salute degli occhi – è la richiesta di Stanislao Rizzo, presidente di Floretina, direttore del dipartimento di Oculistica del Policlinico Gemelli e ordinario di Oculistica all’Università Cattolica di Roma – diventi priorità nell’agenda politica nazionale e internazionale». È stata provata l’associazione tra aumento delle temperature medie e incremento del rischio di avere gravi problemi alla vista, come la degenerazione maculare che, se non curata, può portare a cecità irreversibile. L’angoscia, provocata dal drastico cambiamento del clima è alla base di una nuova forma di malessere battezzata come ecoansia. Un insieme di emozioni dolorose e di angoscia suscitate dalle turbolenze ambientali. Un disturbo psicologico spesso accompagnato da ipersudorazione, tachicardia, vampate, tremore. Da uno studio del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, per esempio, è emerso che le persone che vivono in aree con un maggiore inquinamento hanno maggiori probabilità di sviluppare schizofrenia, depressione e disturbi d’ansia. Il team di ricercatori guidato da Federica Nobile si è basato sui dati del censimento di oltre 1,7 milioni di adulti che vivevano a Roma nel 2011 e li ha confrontati con i dati dell’assicurazione medica e sanitaria pubblica. Sono state scansionate le cartelle cliniche per i successivi otto anni e confrontate con i dati sull’inquinamento atmosferico e sul rumore del traffico. Ciò è stato confermato dall’analisi delle prescrizioni di farmaci: nelle persone di età compresa tra 30 e 64 anni risulta un nesso più chiaro. Secondo il lavoro, ridurre l’ inquinamento a Roma del 10% potrebbe limitare queste condizioni di salute mentale del 10-30%. «La nostra scoperta sottolinea l’importanza fondamentale dell’attuazione di misure rigorose per ridurre l’esposizione umana agli inquinanti atmosferici. Questi sono fondamentali non solo per la salvaguardia dai disturbi fisici ma anche per preservare il benessere mentale», fa sapere Francesco Forastiere del Cnr e dell’Imperial College di Londra che ha partecipato alla ricerca.
L’APPELLO
Ecco l’insano legame tra il nostro benessere (e quello delle generazioni future) e il cambiamento climatico. Considerato dall’Oms come la più grande minaccia per la salute umana. «I rischi derivati da qualsiasi singola malattia – commenta Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms – sono niente rispetto a quelli provocati dal cambiamento climatico». Un appello che solo pochi giorni fa è stato ascoltato dai Grandi della Terra. Per la prima volta, al Cop28 di Dubai, la riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, è stata dedicata un’intera giornata alla salute. In un rapporto della Banca Mondiale alla Cop28 vengono elencati i cinque principali fattori di rischio per la salute legati al clima: il caldo eccessivo, il blocco della crescita, la diarrea, la malaria e la dengue. Incontro importante che ha messo, finalmente, la salute delle popolazioni tra gli effetti più gravi di questa metamorfosi globale. Nella dichiarazione su clima e salute, firmata da 123 Stati, l’impegno è a considerare, oltre ai danni fisici causati da caldo, alluvioni, frane e altri eventi estremi, anche l’impatto psicologico.