Come il risveglio dopo un lungo letargo.
La pandemia da Covid ha messo il silenziatore alla ricerca dirottando tutte le risorse verso la costruzione dei vaccini, la scelta dei farmaci e le nuove strategie di cura. Il resto, nel mondo della scienza e della farmaceutica, ha subito un naturale rallentamento. Una sorta, appunto, di letargo in attesa di poter tornare a occuparsi di tutte le altre patologie e delle novità terapeutiche. Il momento sembra essere arrivato vista la mole delle nuove molecole appena annunciate. Per patologie che interessano milioni di pazienti nel mondo come il colesterolo alto, il diabete, la depressione e l’obesità. Farmaci con somministrazioni particolari, che siano due punture l’anno o uno spray nasale equilibratore dell’umore, destinati a nicchie di pazienti che oggi hanno bisogno di nuovi strumenti farmacologici per avere una cura davvero su misura.
Poco più di un mese fa, il 3 ottobre, l’Agenzia italiana del farmaco, ha approvato la rimborsabilità di Inclisiran (è un principio attivo e non il nome commerciale) farmaco prodotto dall’azienda biotech Novartis per il trattamento dell’ipercolesterolemia. Novità: viene somministrato con due iniezioni sottocutanee l’anno. Si tratta di un passo avanti importante perché agisce alla radice del problema, aumentando “gli spazzini” che puliscono il sangue. «Questa molecola – spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto della Società Italiana di Cardiologia – è capostipite di una nuova classe di farmaci altamente innovativi che mirano direttamente alla radice della malattia aterosclerotica piuttosto che ai suoi sintomi, grazie a un meccanismo d’azione che permette di ridurre i livelli di colesterolo Ldl o “cattivo” non solo in maniera efficace, ma anche sostenuta nel tempo». Vengono utilizzate piccole molecole di Rna per inibire la formazione del cosiddetto colesterolo “cattivo”, bloccando direttamente i geni che ne aumentano i livelli del sangue.
Per la prima volta dopo 30 anni, le persone con depressione che non rispondono alle terapie, 300 mila in Italia e 100 milioni nel mondo secondo l’Oms, hanno una cura in grado di agire in tempi più rapidi delle terapie standard. Il 30% dei pazienti non risponde efficacemente ai farmaci sviluppando una forma di depressione resistente. Uno dei principali problemi legati alla cura della depressione maggiore, infatti, è il lungo intervallo di tempo che intercorre prima del miglioramento dei sintomi. Un intervallo che può essere fatale. Il nuovo farmaco, sviluppato da Janssen, agisce su un meccanismo innovativo che agisce rapidamente e persiste anche dopo la fine del trattamento. Si tratta di una molecola derivata dalla ketamina (Esketamina), approvata dall’Agenzia Italiana del Farmaco lo scorso aprile. Uno studio italiano sul farmaco in spray nasale, coordinato dall’Università D’Annunzio di Chieti e l’Università di Brescia, è stato pubblicato sul Journal of Affective Disorders. Si tratta di un farmaco di fascia H, utilizzato, cioè, solo negli ambulatori territoriali dei Dipartimenti di Salute Mentale. Da impiegare, quindi, sotto stretto controllo medico e riservato alle sole forme di depressione resistente al trattamento.
È, inoltre, in arrivo una carica di nuovi farmaci contro quella che, Covid a parte, viene definita la nuova epidemia: l’obesità. L’Istituto superiore di sanità fa sapere che questa patologia riguarda l’11% dei 18-69enni e il 14% degli ultra 65enni. Per combattere l’obesità, negli ultimi anni, oltre al cambiamento dello stile di vita, gli specialisti si sono affidati a farmaci basati sugli agonisti (mimano le molecole regolatorie dell’organismo) del recettore del GLP-1 (un ormone prodotto dall’intestino) che si stanno arricchendo di nuovi poli-agonisti, che utilizzano due o tre molecole ormonali. Questa classe di farmaci nasce come trattamento per i pazienti con diabete ma le sperimentazioni anche contro l’obesità hanno dato buoni risultati. Gli ormoni abbassano la glicemia dopo aver mangiato, oltre a regolare i processi metabolici legati alla digestione. Dopo 72 settimane di trattamento, una iniezione a settimana, con Tirzepatide (nome non commerciale) si è arrivati ad un calo del 20,9% del peso corporeo. Il medicinale, prodotto da Eli Lilly, non è ancora disponibile in Italia.
«Queste risorse farmacologiche – spiega Paolo Sbraccia, Ordinario di Medicina Interna all’Università di Roma Tor Vergata e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Centro Medico dell’Obesità del Policlinico Tor Vergata – rappresentano al momento soluzioni farmacoterapiche molto efficaci e sicure per la perdita di peso e il suo mantenimento. Da ricordare che nelle persone con diabete riducono in modo importante il rischio cardiovascolare. Quello che stiamo vivendo è un momento molto particolare nella storia del trattamento dell’obesità perché finalmente sono a disposizione farmaci con un profilo di sicurezza ottimo e in grado di proteggere contro gli eventi cardiovascolari, dalla steatosi epatica, dall’infertilità, e altri ancora». Questo non vuol dire che la terapia psicologica e, nei casi più gravi, la chirurgia bariatrica, verranno spazzati via.
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