E' arrivato in ospedale praticamente morto la sera del 18 settembre, è uscito ieri – 21 ottobre – in ottime condizioni. "Miracolo"? No, applicazione di tecniche operatorie moderne, lavoro di squadra, cura di ogni particolare. E' vivo e sta bene grazie all'intervento dell'équipe chirurgica del "Santa Maria Goretti" di Latina, della decisione di svolgere l'operazione in due tempi seguendo la tecnica nota come "damage control", lasciando l'addome aperto e collocando il paziente in terapia intensiva per un periodo.
Si tratta di un uomo di 31 anni, arrivato in fin di vita dopo un incidente stradale a Latina Scalo. Portato in sala operatoria con uno shock emorragico – causato da un'ampia lacerazione che coinvolgeva diversi segmenti del fegato – e quasi in arresto cardiaco.
L’équipe presente quella sera – con i medici Daniel Sermoneta, Matteo De Stefano e Giada Pattaro – ha effettuato l'intervento di emostasi e "packing" addominale: in sostanza l’emorragia è stata controllata bloccando con una tecnica chirurgica specifica l’afflusso di sangue al fegato ed “impaccandolo” con numerose garze al fine di controllare il sanguinamento. Il paziente è stato quindi trasferito in rianimazione, lasciando l’addome aperto e ricoperto da un particolare dispositivo a pressione negativa.
La strategia chirurgica, importata dagli Stati Uniti consiste proprio nel trattare il più rapidamente possibile e con poche e specifiche manovre i pazienti instabili per poi inviarli in terapia intensiva, al fine di completare l’intervento in un secondo tempo quando le condizioni generali si sono stabilizzate.
LA SQUADRA
Un lavoro in "team" al quale hanno partecipato gli anestesisti-rianimatori Flavia Aghilone e Daniele Aragona e il personale di sala, ovvero gli infermieri Palmarino Fusco, Ramona Moretto, Francesca Leonoro, Veronica Primitivo, Andrea Giovannelli e Michela Guerra. Il paziente è rimasto quattro giorni in rianimazione, poi è stato sottoposto a un nuovo intervento dal primario della chirurgia, Marco Sacchi, che insieme a Sermoneta ha provveduto a suturare definitivamente le lacerazioni al fegato e alla chiusura dell’addome. Poco più di un mese dopo dal terribile incidente, il paziente è stato dimesso.