Acquabeam, Green Light, Tuna, HoLEP, ThuLEP. Termini ancora poco conosciuti ma che rappresentano il futuro delle tecniche usate per curare l’ipertrofia prostatica benigna senza l’utilizzo del bisturi. Parliamo di ingrossamento della ghiandola. Una condizione che può comprimere il canale uretrale, causandone una parziale ostruzione e interferendo con la capacità di urinare. I principali fattori associati alla malattia sono l’invecchiamento e i cambiamenti ormonali legati all’età. L’ingrossamento porta a due tipi di sintomi: quelli urinari di tipo ostruttivo e quelli di tipo irritativo. Il 40% dei cinquantenni e il 90% degli ottantenni hanno segni di ipertrofia. Dalla difficoltà a svuotare la vescica al bisogno continuo di andare in bagno.
LE MODALITÀ
«Parliamo di nuove tecniche di endoscopia mini invasiva. Entro pochi anni ci aiuteranno a risolvere i casi clinici meno gravi – spiega Alessandro Palmieri, professore associato di Urologia all’Università Federico II di Napoli e presidente della Società italiana di andrologia – Nell’ipertrofia prostatica bisogna tenere presente tre aspetti: il volume della prostata, l’ostruzione alla minzione e la sintomatologia correlata». L’innovazione che oggi permette di utilizzare sempre meno il bisturi nei casi meno impegnativi, è il laser. In particolare HoLEP a holmio e ThuLEP (al tullio): una luce intensa è utilizzata (via endoscopica) per la resezione del tessuto prostatico. Il GreenLight (Laser verde) evapora e rimuove i tessuti ingrossati senza causare gravi sanguinamenti. Altre tecniche a disposizione sono Acquabeam, Tuna, Hifu e Rezum. «L’Acquabeam utilizza un getto d’acqua robotizzato – aggiunge Palmieri –, un flusso di acqua salina ad alta velocità che distrugge il tessuto prostatico. Sotto la super visione di una sonda ecografica in anestesia locale che controlla il getto. Si può intervenire su una prostata tra i 30 e gli 80 centimetri cubici di volume, quindi in ghiandole non grandissime. La Tuna è una termoterapia. Si portano due aghi direttamente nella ghiandola e il calore distrugge settorialmente il tessuto, una parte minore di un centimetro. La tecnica Hifu, prevede sempre gli aghi ma utilizza gli ultrasuoni. Il Rezum lavora con energia e vapore acqueo per l’ablazione del tessuto prostatico. Viene indicata per prostate piccole sotto gli 80 grammi».
Terapie in via di sviluppo sono le iniezioni intra prostatiche con la tossina botulinica e il lift uretrale prostatico (urolift), un dispositivo inserito all’interno del canale dell’uretra per rimuovere l’ostruzione. Nei casi di prostatiti (infiammazione della ghiandola) l’innovazione è nelle onde d’urto. Si va a riattivare la risposta circolatoria, migliorando la vascolarizzazione locale. «È una terapia nuova che offre ottimi risultati – spiega ancora Palmieri – Si basa sull’associazione delle onde d’urto, appunto, a farmaci antinfiammatori». La prevenzione per l’iperplasia prostatica benigna permette di procrastinare l’eventuale disturbo ma anche di non farlo comparire. Consiste, principalmente, in una diagnosi precoce attraverso controlli periodici a partire dai 40-50 anni e nel chiedere aiuto al medico appena si manifestano problemi. È importante seguire un’alimentazione equilibrata, ricca di frutta, verdura e cereali integrali, ma povera di grassi saturi (carne rossa, formaggi e fritti), evitando peperoncino, birra, insaccati, spezie, pepe, superalcolici, caffè e crostacei. È importante bere a sufficienza, almeno due litri di acqua al giorno, e svolgere attività fisica moderata e regolare.
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